Perché la Corea è ancora marxista

di Komitet

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    La Repubblica Popolare Democratica di Corea è uno di quei pochi stati socialisti nati dalla scia dell’Ottobre verso la fine della Seconda Guerra Mondiale che sono riusciti a sopravvivere alla crisi dell’Est dell’89.
    Per questo motivo, è uno dei Paesi più bombardati dalla propaganda borghese: far cadere uno degli ultimi baluardi del socialismo reale è un obiettivo chiaro che l’alta borghesia occidentale si è posta da tempo.
    Secondo la propaganda occidentale, la Corea ha abbandonato lo studio della teoria marxista molto tempo addietro. Ma come si presenta oggi la Corea Socialista? Ha davvero rinnegato i principi del marxismo-leninismo?
    La risposta è negativa, e non è altro che un modo per screditare l’immagine del Paese agli occhi degli stessi comunisti, cercando di dividere il movimento comunista internazionale [nota: come se non fosse già abbastanza diviso!].
    Per quanto riguarda l’economia sarò molto breve: in RPDC i mezzi di produzione sono in mano al proletariato, e vi sono ancora oggi piani quinquennali come nella vecchia URSS. Invece parlando dell’ideologia politica, partiamo dalla stessa costituzione della Corea Socialista:

    “La Repubblica Popolare Democratica di Corea è sostenuta dall’unità politico-ideologica di tutto il popolo basata sull’alleanza tra il proletariato e i contadini condotta dal proletariato.“
    Articolo 10, Costituzione della Repubblica Popolare Democratica di Corea.

    Sostanzialmente, in quest’articolo si dice che lo Stato coreano è guidato dalla dittatura del proletariato, e quindi dall’alleanza tra classe operaia e contadina.
    E la seconda tappa del pensiero comunista, ossia il leninismo, è inclusa nella Costituzione?
    Certamente che sì:

    “Tutti gli organi statali nella Repubblica Popolare Democratica di Corea sono formati, e funzionano, seguendo il principio del centralismo democratico.“
    Articolo 5, Costituzione della Repubblica Popolare Democratica di Corea.

    Il centralismo democratico è stato sviluppato da Lenin come metodo organizzativo all’interno del Partito Bolscevico: questo aspetto politico è considerato talmente importante nella Corea Socialista da essere stato introdotto nella Costituzione. Volendo esagerare, riusciamo a trovare anche la terza e una tra le più moderne tappe del pensiero comunista, ovvero il maoismo?
    Naturalmente:

    “Lo Stato mantiene la linea di classe e rafforza la dittatura democratica del popolo, così da difendere fermamente il potere del popolo e il regime socialista contro tutti le azioni di distruzione da parte degli elementi ostili, all’interno della Patria e all’estero.”
    Articolo 12, Costituzione della Repubblica Popolare Democratica di Corea.

    La dittatura democratica del popolo è un concetto politico ideato dal Presidente Mao Zedong. Potrei prendere ulteriori articoli della Costituzione, ma penso che questo possa bastare per far vedere la continuità del pensiero marxista-leninista nel socialismo coreano: le idee di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao sono tutte presenti nella Legge Fondamentale, nessuna esclusa.

    E il Partito del Lavoro di Corea che posizioni ha al riguardo? I media borghesi parlano di un abbandono de facto del marxismo-leninismo nel 2012, quando il kimilsungismo-kimjongilismo venne definita come unica idea-guida del Partito: in effetti, in quell’anno vennero anche rimossi i ritratti di Karl Marx e Vladimir Lenin dal Ministero degli Affari Esteri [nota: oggi si possono altresì osservare nel Museo del Partito del Lavoro di Corea].
    La verità è che il Partito del Lavoro di Corea è membro dell’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti ed Operai, e lo è tra l’altro in modo parecchio attivo (tant’è che il 22esimo IICPO si sarebbe dovuto svolgere quest’anno a Pyongyang, capitale della Corea Socialista: tuttavia causa COVID-19 non è stato possibile).

    Analizziamo dunque alcune parti del discorso della delegazione del PLC presente al 21esimo IIPCO del 2018:

    “Stimato compagno segretario, cari compagni, prima di tutto desidero esprimere la mia profonda gratitudine al Comitato Centrale del Partito Comunista di Turchia e al Comitato Centrale del Partito Comunista di Grecia per il loro grande impegno per il successo di questo 21° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai, destinato ad avere grande importanza per lo sviluppo del movimento socialista mondiale. Rivolgo il saluto militante dei membri del Partito dei Lavoratori di Corea e del popolo coreano ai partiti comunisti e operai e ai popoli progressisti dei vari Paesi che lottano per realizzare l’ideale socialista e comunista, l’ideale dell’umanità.”

    Già dall’inizio si legge chiaramente: il socialismo, la fase successiva al capitalismo, e il comunismo, lo stadio finale, sono riconosciuti dal Partito del Lavoro di Corea come ideali dell’intera umanità.

    “L’Internazionale Comunista, che fu fondata allo scopo di difendere le conquiste della Rivoluzione Socialista d’Ottobre e di espanderne i successi, si assunse la missione storica di organizzare e sviluppare sul piano internazionale la lotta della classe operaia e delle nazioni oppresse in tutto il mondo, allo scopo di porre fine alla repressione imperialista e di spezzare le catene del capitale.”

    Se queste frasi sono di uno stato basato sulla “superiorità razziale” (almeno a detta del prof. Brian Myers, che paragona il socialismo coreano al nazifascismo) non saprei cosa dirvi: in questo discorso si parla chiaramente di marxismo come ideale dell’umanità, di Internazionale Comunista e di elogi alla Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre.

    In sostanza, nel kimilsungismo-kimjongilismo vi è continuità della teoria marxista-leninista: lo studio del marxismo-leninismo è infatti previsto nei corsi di Filosofia Juché all’università Kim Il Sung, corso a cui aderiscono tra l’altro molti futuri quadri di partito:

    “Le materie principali includono Opere del compagno Kim Jong Il e del compagno Kim Jong Un, Fondamenti del kimilsungismo-kimjongilismo, […] Storia della filosofia marxista-leninista, materialismo dialettico […]”
    -Università Kim il Sung, Presentazione della materia di Filosofia Juché

    Le menzogne contro la Corea dei lavoratori continueranno sicuramente per un lungo periodo, come accaduto con Cuba, ma esiste un’arma molto più forte della propaganda occidentale: l’informazione.
    Concludo con una citazione:

    “La Corea Democratica, i suoi dirigenti e il suo popolo vivranno sempre nei nostri sentimenti di rivoluzionari, di patrioti e di combattenti per il trionfo del socialismo.”
    -Fidel Castro, dal discorso pronunciato al Palazzo della Sport di Pyongyang, 11 marzo 1986.


    Fonte: articolo originale sul sito dell'M-48: www.m-48.it/2020/11/perche-la-corea-e-ancora-marxista/
     
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    A mio dire questo articolo è piuttosto fuorviante sulla questione del rapporto tra marxismo-leninismo e kimilsungismo-kimjongilismo. Come affermava il caro leader: “il kimilsungismo è un pensiero originale la cui interpretazione sfugge alle categorie del marxismo-leninismo.” (Kim Jong Il, Sulla filosofia del Juché, Edizioni in Lingue Estere, Pyongyang 2002, pagg. 9-17 ed. fr.) ma questo non significa assolutamente che la RPDC abbia rinnegato i principi rivoluzionari del marxismo-leninismo, anzi, quello dei teorici coreani deve essere visto quanto più come un superamento e come un ulteriore radicalizzazione delle posizioni classiche. Per il resto posso dire che questo articolo presenta delle documentazione utili per combattere la propaganda imperialista che cerca di fare la solita reductio ad nazium, però generalmente l’ho trovato inadeguato.
     
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    Secondo me l'articolo non è affatto inadeguato, come forse troppo severamente sostiene il compagno Jurij. Anzi, si presta bene a un'introduzione corretta allo studio delle continuità e delle innovazioni tra marxismo-leninismo e kimilsungismo-kimjongilismo. È vero che Kim Jong Il sostenne, nel suo discorso Per una comprensione corretta dell'originalità del kimilsungismo, che quest'ultimo è un pensiero originale che sfugge alle categorie del marxismo-leninismo. Tuttavia, in quella stessa sede egli ammonì i propagandisti teorici del PLC con queste ben chiare parole:

    «Dobbiamo combattere tanto l’attitudine dogmatica consistente nel tentare d’ingurgitare il marxismo-leninismo in blocco senza tener conto dei suoi limiti storici, quanto l’attitudine nichilista consistente nell’accontentarsi di evidenziare i suoi limiti e a rifiutargli ogni valore.

    Bisogna apprezzare la teoria marxista-leninista in connessione alle condizioni dell’epoca che gli ha dato i natali. Storicamente parlando, il marxismo e il leninismo, che riflettevano l’epoca della preparazione e quella del compimento della rivoluzione proletaria, hanno messo in pratica la teoria, la strategia e la tattica della lotta rivoluzionaria per il rovesciamento del capitalismo, ciò che consideravano fin dall’inizio come proprio compito. Inoltre, i fondatori del marxismo-leninismo sono stati portati a tirare le conclusioni teoriche dalla loro propria analisi dei paesi capitalisti dove lottavano e dove la rivoluzione era all’ordine del giorno, soprattutto nei paesi capitalisti europei.

    Come si vede, i limiti del marxismo-leninismo attengono alle condizioni di un’epoca determinata, al compito storico che doveva realizzare così come alle sue premesse storiche. Pertanto, è sbagliato negare il marxismo-leninismo col pretesto che le sue tesi e la sua teoria non sono conformi a tutte le esigenze della pratica rivoluzionaria attuale.

    Dobbiamo apprezzare nel suo giusto valore il marxismo-leninismo e, su questa base, farci un’idea precisa del rapporto tra esso e il kimilsungismo. Per quanto riguarda questo rapporto, non si deve né tentare di negare quello di continuazione tra il marxismo-leninismo e il kimilsungismo non prendendo in considerazione l’originalità di quest’ultimo, né, al contrario, trascurare questa originalità mettendo troppo l’accento sulla continuazione che questo implica. Va da sé che di questi due aspetti, la continuazione e l’originalità, quest’ultima è la più importante. Associare i due considerando l’originalità come essenziale: questa è la giusta posizione da mantenere per comprendere il rapporto tra il kimilsungismo e il marxismo-leninismo».
    (Kim Jong Il, Sulla filosofia del Juche, Edizioni in Lingue Estere, Pyongyang 2002, pagg. 15-16 ed. fr.)

    Fondamentalmente, il rapporto tra marxismo-leninismo e kimilsungismo-kimjongilismo è lo stesso che intercorre tra hegelismo e marxismo: quest'ultimo ha sviluppato il primo superandolo dialetticamente a partire dall'analisi di ciò che di esso è ancora valido e ciò che non lo è più, ma senza scartarlo in toto. Se ci fate caso, compagni, in nessun testo del kimilsungismo-kimjongilismo troverete mai scritto che "il marxismo-leninismo è superato" e da nessuna parte si farà mai riferimento alla teoria di Marx e Lenin come "vecchia", ma sempre come «precedente teoria rivoluzionaria della classe operaia» (precedente, cioè, al kimilsungismo), che è una sfumatura ben diversa.
    Vi consiglio la lettura, oltre che del discorso a cui si è fatto riferimento (https://jucheitalia.blogspot.com/2020/10/p...e-corretta.html), anche del colloquio avuto nel 1966 da Kim Jong Il con i sociologi e riassunto sotto il titolo Per un'analisi e un bilancio giudiziosi della storia della precedente ideologia rivoluzionaria della classe operaia.
     
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    Compagno kimilsungista, concordo con quanto hai scritto totalmente. La mia era soltanto una critica all’impostazione stessa dell’articolo, a mio dire, sbagliata perché fuorviante sul rapporto tra marxismo-leninismo e kimilsungismo-kimjongilismo, quell’aspetto di originalità fondamentale di cui parla il caro leader, in questo articolo passa in sordina andando in secondo piano rispetto alla continuità.
     
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3 replies since 20/11/2020, 14:33   173 views
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