Come le IA ci porteranno al comunismo

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    COME LE IA CI PORTERANNO AL COMUNISMO


    20240224_140256



    Fonte: https://twitter.com/InfraHaz/status/175941...obNBQKuXhg&s=19

    Traduzione del post di Haz Al-Din sul ruolo delle IA nell'arte



    E' strano notare come molti auto proclamati “marxisti” sui social media siano ostili alle emergenti tecnologie IA.

    Questo accade perché uno dei dettagli più importanti che separarono Marx dai suoi contemporanei socialisti era la sua INSISTENZA sull'irreversibilità degli avanzamenti nelle forze produttive, e la prospettiva per cui, senza eccezioni, avrebbero accelerato la transizione al socialismo.

    Tutti i marxisti dovrebbero avere familiarità con questo passaggio:

    “A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l'espressione giuridica) dentro i quali tali forze per l'innanzi s'erano mosse.”
    (Prefazione a Per la Critica dell'Economia Politica)

    Non è esattamente ciò che sta accadendo con le IA? Le IA stanno disturbando i rapporti basati sulla “proprietà intellettuale”, che sono la principale fonte di reddito per gli “artisti professionisti”. I fatti sono inconfutabili: i parassiti che stanno attaccando le IA sono reazionari nel senso più tradizionale e letterale del termine.

    Qualcuno sostiene che le IA “rubino il lavoro” degli artisti. Tralasciando il fatto che questo sia un utilizzo risibile del termine “lavoro”, è il tentativo di sfruttare una terminologia pseudomarxista in una maniera completamente antitetica a tutto ciò che è il marxismo.

    Il marxismo considera fondamentale affrontare la questione della proprietà. Per citare il Manifesto Comunista:

    “In tutti questi movimenti i comunisti mettono in rilievo la questione della proprietà - qualsiasi forma, più o meno sviluppata, essa abbia preso - come questione centrale del movimento.”
    (Manifesto del Partito Comunista, Capitolo IV)

    La nozione che il linguaggio marxista possa essere impiegato per difendere la “proprietà intellettuale” è assurda su questa base. Ma ancora peggio, Marx si opponeva apertamente alla proprietà intellettuale.

    In Grundisse, Marx considera la conoscenza diffusa, le idee, e per logica conseguenza i prodotti artistici come parte di quello che definisce il General Intellect (Grundisse, manoscritto 7), che è interamente sociale.

    La concezione per cui un individuo possa trasformare parte del General Intellect in proprietà privata solo perché si è sforzato di comunicarla o di scoprirla, è completamente all'opposto della visione di Marx.

    Perché? Perché per Marx tutta la società partecipa a questo processo, così come ogni individuo da per scontato il bagaglio di conoscenza, abbondanza, e precedenti creati da altri prima che si possa creare qualcosa di unico.

    L'idea che qualcuno possa avere diritti su un arrangiamento di pixel sullo schermo di un computer, è simile all'idea che si possa trasformare il linguaggio stesso in una forma di proprietà, e che utilizzando parole che ovviamente non abbiamo inventato noi, stiamo “rubando” il “lavoro” di altri.

    Sfruttare il linguaggio del marxismo per difendere quella che è la più ridicola istituzione di proprietà creata dal capitalismo, comparando la libera proliferazione di idee, software, e visual media allo “sfruttamento del lavoro” dei “lavoratori intellettuali” è una totale presa in giro della prospettiva marxista.

    Violare la “proprietà intellettuale” di qualcuno non è più simile a “sfruttare il suo lavoro”, quanto ad espropriare la proprietà della stessa classe capitalista.

    Infatti, la proprietà intellettuale è ancora più illegittima di quella capitalista. E' una forma di proprietà parassitaria e fondata sulla rendita che, a contrario dell'industria capitalista, non produce alcuna ricchezza materiale.

    Di fatto, la prima difesa dell'istituzione della proprietà privata era fondata sulla prospettiva che, prima ancora dell'economia politica classica, la proprietà privata fosse il prodotto oggettivo del lavoro umano, e metterla in discussione in quanto istituzione fosse simile alla pretesa di rubare il lavoro altrui.

    Qualcuno potrebbe protestare, e lamentare la “perdita di posti di lavoro” di “migliaia” di “artisti” a causa delle IA.

    Ma Marx non era affatto ignaro di come la meccanizzazione portata dalla rivoluzione industriale avesse devastato lo stile di vita di molte classi diverse nella società, una forza che ha portato molti strati della società a far parte della classe proletaria. Chiunque conosca il Manifesto Comunista ha familiarità con questo passaggio:

    “Vengono quindi travolti tutti i rapporti consolidati, arrugginiti, con il loro
    codazzo di rappresentazioni e opinioni da tempo in onore. E tutti i nuovi rapporti invecchiano prima di potersi strutturare. Tutto ciò che è istituito, tutto ciò che sta in piedi evapora, tutto ciò che è sacro viene sconsacrato, e gli uomini sono finalmente costretti a considerare con sobrietà il loro posto nella vita, i loro rapporti reciproci.”
    (Manifesto del Partito Comunista, Capitolo 1)

    Questo processo si è affermato in una scala molto maggiore, e con molta più ferocia, di tutto ciò che potremmo dover affrontare con l'ascesa delle IA.

    Ciò non ha impedito a Marx di riconoscere tutto questo come uno sviluppo storico oggettivo e necessario. Le opinioni e i sentimenti personali non centrano nulla. Per Marx, la modernità industriale era irreversibile ed inevitabile.

    E nonostante questo, notiamo un enorme clamore su come aspiranti “digital artists”, scrittori di Hollywood, ed altri professionisti “creativi” potrebbero perdere il lavoro a causa delle nuove tecnologie.

    Tenete a mente come questi sinistrati abbiano a malapena alzato la voce in merito ai decenni di automazione che hanno distrutto posti di lavoro e stili di vita per decine di migliaia di lavoratori industriali.

    Tenete a mente come i sinsitrati abbiano accolto gioiosamente il crollo delle piccole attività e delle piccole fattorie, lodando le conquiste del capitale monopolistico come “progressive” ed utilizzando verbosità marxista per giustificare questa prospettiva.

    In qualche modo sono degli spietati accelerazionisti quando si parla dei piccoli contadini schiacciati dai debiti, ma diventano reazionari sentimentali e romantici quando si parla dei “digital artists”.

    Perché pensano che i “creativi” abbiano più valore morale della gente comune? Semplice: perché molti di loro hanno questo background.

    E' molto strano come questa svergognata ed egoistica “indignazione morale” venga giustificata con un linguaggio “marxista”, visto che la prospettiva marxista è quella di una scienza della lotta di classe totalmente impersonale, che non lascia alcuno spazio alla deformazione della realtà per conformarla ai propri sentimenti.

    Alcuni sostengono che le IA non siano intrinsecamente un “male”, ma che il loro attuale utilizzo accentuerebbe i peggiori aspetti del capitalismo e che, quindi, dovremmo opporvici.

    Questa posizione è completamente incompatibile col marxismo.

    Marx ed Engels erano chiari su come, sì, sotto il capitalismo, lo sviluppo delle forze produttive fosse ciò che avrebbe gettato le fondamenta per inaugurare la transizione ad un'era qualitativamente nuova della storia, che loro identificavano col comunismo.

    Questo perché lo sviluppo delle forze produttive centralizza, concentra e socializza le forze produttive totali della società, in un modo che consideravano come il risultato involontario della stessa accumulazione capitalista. Per citare lo stesso Engels:

    “Dato che il vapore, i macchinari, e la produzione di macchine da altri macchinari hanno trasformato la vecchia manifattura nell'industria moderna, le forze produttive evolutesi sotto la guida della borghesia si sono sviluppate con una rapidità mai vista prima. Ma così come la vecchia manifattura, a suo tempo, e l'artigianato, divenuto più sviluppato sotto la sua influenza, è entrata in collisione col tramaglio feudale delle gilde, così l'industria moderna, nel suo più completo sviluppo, entra in collisione coi limiti nei quali il modo di produzione capitalistico la confina. Le nuove forze produttive hanno già sorpassato il modo di produzione capitalistico che le utilizza.”
    (Anti-Duhring)

    Potreste affermare che Marx ed Engels si sbagliassero. Ma se si sono sbagliati, l'intera visione del capitalismo e del socialismo è errata.

    Questa prospettiva non era basata sui sentimenti, o su qualche limitata critica morale. Era basata su quella che consideravano come una prospettiva impersonale e scientifica.

    La concezione per cui dovremmo opporci alle IA perché danneggerebbero lo stile di vita dei “lavoratori” neppure ha senso. Anche se dovessimo accettare la ridicola posizione secondo la quale questi parassiti “creativi” siano “lavoratori” in qualsiasi maniera significativa (il cui reddito è IP e fondato sulla rendita, senza produrre alcun surplus materiale dal quale il capitale può valorizzarsi dal nulla), la prospettiva in sé è indiscutibilmente reazionaria.

    Cercano di preservare, contro il flusso dello sviluppo storico, rapporti di produzione antiquati, imponendo catene allo sviluppo delle forze produttive al fine di “proteggere” alcune professioni. Come sono caritatevoli! Peccato si tratti di spazzatura reazionaria, che Marx chiamava “socialismo borghese”.

    E' anche ironico come questi social-liberali, che chiedono rispetto per la diversità nei gusti individuali, nelle mode, negli orientamenti sessuali, nelle identità di genere ecc. ci reputino allo stesso tempo degli stronzi senza morale perché produciamo e consumiamo prodotti creati dalle IA.

    Nessuno vuole costringere questi social-liberali ad usare l'arte IA o a fare uso delle IA nella loro arte.

    Sostengono che l'arte generata da IA sia un “male” e che la produzione in massa di “spazzatura” venga normalizzata nei media.

    Beh questa è solo la vostra opinione, giusto Reddit?

    Penso che la maggior parte delle persone comuni, eccetto gente mentalmente malata sui social, condivida il fatto che ci sia stato un drastico declino della qualità dei film, delle serie tv, e dell'arte popolare in generale.

    Ma gli “artisti professionisti”, inclusi i mediocri coglioni che ricoprono posizioni di potere nei media monopolistici solamente grazie alla dittatura corporativa delle Risorse Umane, credono che dovremmo essere costretti a consumare la loro immondizia per sempre, e che tutta la tecnologia che minacci il loro monopolio debba essere bandita.

    Ecco cosa c'è in gioco nell'insieme in questo conflitto: ciò che noi tutti abbiamo dato per assodato, per molti decenni, l'onnipotente monopolio dei mass-media controllati dalla classe dominante.

    Mentre ai sinistrati piace sostenere che le IA verranno utilizzate per “aumentare i profitti” delle corporations tagliando “il costo del lavoro” (LOL), non riescono a capire che gli “artisti professionisti” ingaggiati dalle corporations non vengono neppure assunti sulla base dei profitti, delle qualifiche, o della popolarità in qualsiasi maniera.

    Questo succede perché le corporations dei mass-media hanno il monopolio. Non hanno bisogno di preoccuparsi dei “profitti” quando bisogna decidere chi assumere: questo è il motivo per cui i dipartimenti delle risorse umane sono diventati così potenti.

    La “sospensione” dei writers di Hollywood è avvenuta solo dopo ANNI di declino dei profitti dei mass-media, che ha raggiunto un punto così estremo da diventare intollerabile, anche dalla prospettiva di PRESERVARE queste istituzioni. Non certo di “espanderle”.

    La verità è che, per la gran parte, le corporations si sono concentrate solo sull'essere “etiche” ed “inclusive” anche se questo è impopolare nella audience. Quanti di noi possiedono le tecnologie necessarie per produrre un blockbuster di Hollywood? Chi può minacciare il loro monopolio?

    Beh, siamo sempre più vicini ad avere una tecnologia del genere: grazie al potere delle IA, che mette direttamente nelle mani della gente comune gli strumenti più avanzati per la creazione dei visual media.

    I giorni in cui saranno richiesti budget multimilionari per produrre grossi blockbusters che possano rivaleggiare con le ultime tendenze di Hollywood in termini di valore prodotto saranno finiti.

    Le implicazioni politiche sono anche più importanti: ora i movimenti politici dissidenti potranno creare agitprop, media, spot elettorali ecc. più all'avanguardia. Questo ovviamente creerà un enorme panico tra gli apparati di sicurezza.

    Chi trae beneficio dal divieto di una tecnologia IA facilmente accessibile? Tralasciando la feccia parassita dei “lavoratori creativi”, l'egemonia imperialista dominante e le corporations dei mass-media.

    I social media sono stati il primo colpo ai media dell'establishment. Le IA porteranno tutto questo su un piano al momento neppure immaginabile.

    Uno dei modi in cui il potere si è espresso nell'era dei mass-media è il monopolio della tecnologia dei visual media. Effetti speciali avanzati, valore di produzione, e qualità dei film sono stati a lungo il segno del consensus delle elites: a lungo ha rappresentato esclusivamente la coscienza di coloro che stanno al potere.

    Ora non più.

    Alcuni sostengono che le IA abbiano implicazioni terrificanti finché viene coinvolta l'estensione dei poteri degli apparati di sicurezza. La verità è che gli algoritmi di machine learning sono stati a lungo utilizzati dagli apparati di sicurezza contro di noi.

    La differenza che stiamo vedendo è che queste tecnologie stanno cominciando a circolare liberamente, così che attori non statali possano farne uso.

    Pare ci sia anche confusione sulla natura stessa della tecnologia IA: la gente crede erroneamente che estrometta l'elemento umano dalla produzione di arte e cultura.

    Questo è il risultato di pura ignoranza.

    L'intelligenza artificiale non è una “coscienza artificiale”. E' completamente senza senso al di fuori di un contesto socialmente aggregato di patterns, tendenze, mode, e fenomeni prodotti dagli esseri umani.

    L'IA non ha storia, cultura, discorso o società. E' solo un modo inedito in cui gli individui possono interfacciarsi al complesso della realtà sociale prodotto dagli esseri umani.

    Le tecnologie dell'AI art tipicamente collegano prompts a fenomeni visuali già associati a questi prompts nell'aggregato sociale.

    Appare come una “mente robotica” perché al posto di un individuo che “crea” il risultato desiderato, l'individuo cura, ed esercita autorità discrezionale sui risultati aggregati da ciò che è già stato prodotto socialmente.

    Chi odia le IA, odia l'umanità stessa. Odiano la possibilità che tutto il patrimonio che l'umanità ha prodotto possa essere aggregato in modo tale da renderlo compatibile con l'umanità degli individui.

    Odiare le IA è fondamentalmente misantropo.

    Le IA provano l'involontaria relazione tra parole, pensieri ed immagini. Nessuno ha il controllo diretto sui risultati, ma hanno il potere discrezionale di curarli per adattarli ai propri gusti.

    Ciò che molti ignorano è che questo vale anche per l'arte non prodotta da IA. Il motivo per cui sono necessari anni per imparare a disegnare, dipingere, o anche a fare “arte digitale” è perché non vi è alcuna relazione diretta tra i nostri pensieri ed il modo in cui vengono espressi.

    Gli artisti non “realizzano” semplicemente la loro immaginazione in maniera diretta. Gli artisti devono padroneggiare una tecnica che, come le IA, produce solo inavvertitamente i risultati desiderati. Creando una relazione produttiva tra queste tecniche ed il potere discrezionale o il gusto, si può eventualmente padroneggiare l'abilità di creare i risultati sperati.

    Non vi è nulla di questo che sia più “umano” di come funzionino le IA. La differenza è che invece del bisogno di spendere anni nel padroneggiare le tecniche, il computer fa tutto questo per noi. Quale sarebbe il problema?

    Vuoi essere un romantico sentimentale su come “non sia la stessa cosa” perché non lo stiamo facendo alla vecchia maniera? Allora per favore, torna a dipingere le caverne. Tutta la storia dell'umanità è corrisposta con la semplificazione delle tecniche e dei metodi artistici. Piangi pure.

    La produzione in massa di arte nell'era industriale ed il panico che ha provocato nella società dell'“arte elevata” è roba vecchia. Walter Benjamin scrisse in merito nel 1935. I dadaisti hanno frignato un decennio prima.

    Quel che è più divertente al giorno d'oggi è come gli artisti digitali furry pretendano di identificare loro stessi con qualche “arte elevata” andando nel panico a causa della “volgarizzazione” della “produzione in massa di arte commerciale”.

    Perché, ovviamente, il p*rno furry è chiaramente il risultato di un'arte aristocratica e di alto livello, e completamente intoccata dai mass-media e dal consumismo. Questo non è altro che malattia mentale ed una farsesca beffa della storia dell'arte stessa.

    No, non c'è il pericolo della “volgarizzazione” e della “commercializzazione di massa” dell'arte. E' una nave salpata molto tempo fa. Magari se spendeste più tempo ad imparare la storia invece di pretendere d'essere degli artisti elitari, realizzereste quanto mediocre e senza valore sia la vostra “arte”.

    L'unica utilità che la vostra banale “arte” possa mai avere è contribuire alla varietà dei dati con cui gli algoritmi di machine learning possano addestrarsi, in modo che gente con gusti migliori dei vostri possa produrre qualcosa di migliore.

    Ecco perché l'argomento per cui l'IA sia un “furto” è stupida. Se è furto, perché abbiamo bisogno che le IA si addestrino sulla tua spazzatura affinché sia possibile trasformarla in qualcos'altro? Perché la tua arte non soddisfa l'intero spettro delle possibilità estetiche. E indovina un po', non c'è niente di male in questo.

    Gli artisti “anti IA” non producono arte, ma la fenomenizzazione della malattia mentale su grande scale. E in più non è neppure originale.

    Non esiste nulla di simile ad un'immaginazione interamente unica. Prende forma ed ispirazione dal patrimonio già creato. “Copiare” i pensieri, le idee ed i lavori altrui è in una certa misura inevitabile.

    I “digital artists” prendono dal passato esattamente quanto le IA. Tutti gli argomenti sulla proprietà intellettuale sono corrotti: perché è “furto” dare in pasto agli algoritmi di ML il lavoro di qualcuno, ma non darlo in pasto alla tua immaginazione?

    Perché devi replicare le stesse identiche tecniche di un altro artista da cui sei ispirato? Per soffrire senza motivo?

    Gli artisti dovrebbero usare queste tecniche perché gli piacciono, o perché credono siano necessarie. Perché impedire ad altri di utilizzarne di più semplici?

    Esiste un singolo argomento razionale per questo?

    Ma, sostengono alcuni, le IA distruggeranno le tecniche artistiche individuali. La società riciclerà contenuti all'infinito finché nulla di nuovo sarà prodotto.

    Prima di tutto il riciclaggio è già avvenuto prima delle IA.

    In secondo luogo, è sbagliato, perché le IA consentono permutazioni infinite.

    In terzo luogo, è ancora più sbagliato. L'avvento dell'arte digitale non ha sostituito il disegno o la pittura. Le macchine non hanno sostituito la scultura. L'arte continua a fare uso di questi mezzi, e lo farà anche in futuro.

    L'IA non distrugge l'arte. Filtra solamente gli “artisti” senza valore e senza talento.

    Nessun “artista” ha diritto ai soldi altrui. I bambini in Africa devono estrarre minerali preziosi dal sottosuolo in modo che questi “digital artists” possano avere dei computer prima di tutto. Perché dovremmo provare pena per gli “artisti”?

    Cosa dà il diritto a questi “artisti” di avere un lavoro così confortevole, invece di pulire i cessi? Perché sentono di meritare qualcosa, anche se la società non vuole ciò che stanno “facendo”?

    Tutti i digital artists che non vogliono che i loro lavori vengano dati in pasto agli algoritmi di ML dovrebbero semplicemente rinunciare, allora. Gli artisti di valore, a cui non importa di contribuire al General Intellect dell'umanità, manterranno il loro posto.

    L'unica preoccupazione giustificabile riguardo alle IA è la possibilità che queste vengano usate per frodi, falsificazioni e diffamazioni.

    Ma la civiltà ha già grandi precedenti nel rendere la diffamazione e l'impersonazione reati perseguibili che la parte lesa può presentare in ricorso alla giustizia.

    Quel che accadrà sarà la probabile fine dell'anonimato a l'adozione obbligatoria di una firma a prova di falsificazioni basata sulla blockchain in modo da verificare l'identità di qualcuno.

    In questo modo, chiunque sparga diffamazione (inclusa pornografia creata con le IA) sarà, avendo marchiato il falso con la sua assolutamente unica firma digitale, completamente responsabile dinanzi alla giustizia, scoraggiandola.

    I sistemi di common law già prendono in considerazione le sfumature di queste situazioni, quindi il timore di uno “slippery slope” tra la libertà di espressione e la diffamazione non saranno cosa nuova. I tribunali già oggi prendono in considerazione le sfumature di tale distinzione, prima delle IA.

    Ma il più grande pericolo delle IA può essere anche anche il loro più grande beneficio all'umanità: hanno il potere di insegnare alla società a rispettare meno le immagini, e dare più valore al pensiero critico.

    La verità è che le immagini vengono già utilizzate per mentire sulla realtà su vasta scala, e lo sono state per molto tempo.

    Anche senza le IA, la quantità di malafede e di incomprensioni a cui la gente è sottoposta online ha già raggiunto il suo peggior limite. La tecnologia non dovrebbe venire incolpata di ciò, dovrebbe esserlo la natura marcia e cannibalistica della “civiltà capitalista”.

    Si è già mentito in scala di massa su persone, eventi e sulla realtà.

    La differenza è che la capacità di padroneggiare il pensiero critico non ha tenuto il passo. Quando le immagini diventeranno inaffidabili su scala di massa, la società probabilmente “regredirà” rivolgendosi alla lettura come fonte più affidabile di informazione.

    Questo è un beneficio per la società nel complesso.

    L'inaffidabilità delle immagini costringerà la gente ed impiegare tempo a leggere e sintetizzare criticamente le informazioni se si vuole avere una visione a tutto tondo della realtà.

    Infine, le IA accelerano la transizione al comunismo. “Valorizzando” i patterns dal caos del mercato globale, le forze produttive vengono socializzate ad un livello mai pensato prima.

    Le informazioni, al posto dei profitti, diventano la forza trainante della produzione. L'inaspettata natura sociale dei rapporti di produzione, mischiata ai segnali caotici del mercato, diventa impossibile da non riconoscere.

    La possibilità di una reale pianificazione economica su scala mai pensata prima; e sulla base degli interessi di tutta la società cessa di essere un sogno, ma diventa una realtà.

    Perché gli “interessi di tutta la società” smettono di essere basati sull' “opinione degli esperti” o su qualche autorità centrale. Possono essere dedotti oggettivamente, tramite il potere dell'Intelligenza Artificiale.

    Non vi è alcuna dicotomia tra IA ed umanità. Questa è un'illusione ideologica malata, risultato delle morenti vestigi del capitalismo.

    Se definiamo “artificio” ciò che è “creato dall'uomo”, il comunismo stesso è l'ultima riconciliazione tra l'intelligenza naturale ed artificiale, combinando la volontà cosciente dell'autorità umana con una realtà sociale inaspettata ed inconscia intelligibile solo su scala collettiva ed aggregata.

    L'IA, come la macchina a vapore, giocherà indubbiamente un ruolo nel partecipare alla follia selvaggia della “civiltà” capitalista.

    Ma la soluzione non è incolpare la tecnologia. La soluzione è adottare una visione introspettiva sulla natura della nostra stessa civiltà.

    La soluzione è rilasciare le forze produttive e distruggere le vestigi del passato, come i cartelli finanziari capitalisti e le istituzioni bancarie che stanno frenando il progresso.

    I cartelli-monopoli parassitari devono essere completamente distrutti. Solo il movimento anti-monopolistico della CLASSE OPERAIA può, in sincronia con l'accelerazione della tecnologia IA, introdurci ad una nuova era di sviluppo e prosperità.

    Le possibilità aperte dalle IA sono quasi illimitate. Dovrebbero essere usate per accelerare la distruzione del nostro vetusto sistema.

    Nessun pretesto dovrebbe arrestare il potere delle IA; ogni tentativo di inibire l'accesso alle IA da parte dei lavoratori dovrebbe essere contrastato, con la forza se necessario.
     
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